Dott. Roberto Genovese - Psicologo e Psicoterapeuta | Iscritto all'Albo Nazionale Psicologi | Sez. A O.P.R.S. n° 5892 |

Dott. Roberto Genovese

Sotto pressione? Sblocca il tuo potenziale e gestisci efficacemente l'ansia da prestazione.

2024-09-17 20:43

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Sotto pressione? Sblocca il tuo potenziale e gestisci efficacemente l'ansia da prestazione.

In questo secondo articolo dedicato all'ansia, intendo approfondire il vissuto che precede e accompagna una performance, l’ansia da prestazione. Scopri come a

L’ansia da prestazione è una reazione emotiva di tipo adattivo che può precedere situazioni specifiche e costituire un “importante acceleratore di processi”, una sorta di booster emotivo che sostiene l’impegno richiesto.


In altre parole, se riusciamo a ottenere una performance eccellente lo dobbiamo al ruolo catalizzatore dell’ansia da prestazione. L’attivazione emotiva “stimola” le nostre risorse cognitive in modo funzionale per il raggiungimento dell’obiettivo.


Tuttavia, ciò non è scontato. E’ comune l’esperienza di sentirsi preoccupati prima di affrontare una performance. Il disagio che precede la prova, può condizionare o limitare il raggiungimento degli obiettivi e, in alcuni casi, innescare un comportamento di "fuga" o di "evitamento".


In molte delle situazioni nelle quali si prefigura il raggiungimento di un risultato è possibile individuare un potenziale ansiogeno: un’interrogazione scolastica o universitaria, le prove di esame ad un concorso, un colloquio di lavoro, una valutazione attitudinale, una performance artistica, il parlare in pubblico, una gara sportiva, etc. sono tutte situazioni nelle quali la performance è suscettibile di una valutazione esterna.


La paura di sbagliare o di non ricordare le informazioni memorizzate, la preoccupazione di non riuscire ad esprimere al meglio le proprie capacità o la consapevolezza di non sentirsi sufficientemente preparati o pronti ad affrontare quella performance causa stress e tensione.


Se avete letto l'articolo precedente, avete appreso che l'ansia si innesca quando si prefigura la possibilità che si verifichi l’evento temuto (in questo caso un insuccesso o un fallimento) e che la risposta emotiva dell’ansia è strettamente connessa con lo schema innato di risposta alla minaccia di sopravvivenza (reazione di attacco-fuga).


Nel contesto socio-culturale nel quale siamo immersi, tuttavia, la minaccia non riguarda la sopravvivenza in senso stretto bensì deve essere intesa in chiave socio-psicologica.


Il senso della nostra identità acquisisce, dunque, un valore altrettanto importante di “sopravvivenza”. Quando temiamo che l’idea che abbiamo di noi stessi può essere messa in discussione, possiamo presagire il pericolo di un crollo. Si crea un associazione significativa tra la paura di non essere apprezzati a causa dei risultati ottenuti e la propria autostima. 


Se penso di essere uno studente modello, intelligente e brillante non solo mi aspetto di superare gli esami, ma mi aspetto di farlo con il massimo dei voti. Come atleta posso essere competitivo al punto che la fase che precede una gara può essere sostenuta dalla preoccupazione di confermare o meno un determinato risultato (“se vinco valgo"; “se non vinco forse non sono all’altezza della situazione)…ovviamente sto estremizzando un po' i concetti nel tentativo di voler essere più chiaro possibile.


A prescindere dalle situazioni in cui si manifesta l’ansia da prestazione, il minimo comune denominatore è il seguente: ogni volta che si prospetta, anche solo in termini ipotetici, la possibilità di un fallimento, o di deludere gli altri, sento che la percezione che ho di me può cambiare in senso peggiorativo: l’anticipazione di questa possibilità innesca la risposta emotiva di tipo ansioso.




Come posso gestire l’ansia da prestazione?


Una delle condizioni che può facilitare la gestione efficace dell'ansia da prestazione è, anzitutto, iniziare a riconsiderare, eventualmente, alcune convinzioni errate. L’ansia non è qualcosa di patologico da evitare. Ribadisco il concetto che rappresenta un’esperienza emotiva.


E’ importante imparare ad accettarla come esperienza possibile: posso accettare di sentirmi un po' agitato, di avere un lieve tremore alle mani, di sentire la mia voce insicura, tremante, la gola secca, la tachicardia o la sensazione di non ricordare nulla…”sintomi" che magari raggiungono un picco ma nonostante tutto preservare la nostra determinazione a resistere. In quei momenti, può essere importante accettare quel senso di sfida con noi stessi. Decidiamo di stare. Nonostante le sensazioni spiacevoli e il timore di una figuraccia. Aprirsi all’incertezza, scoprire come ce la caveremo, consapevoli che potremmo anche fallire ma pronti ad accettare che anche un insuccesso può rappresentare un’esperienza importante dalla quale imparare.


L’insuccesso non è un’umiliazione ma un’occasione che offre l'opportunità di riflettere su sé stessi, un processo che richiede tempo e che può essere facilitato dal confronto con un professionista.


L'ansia da prestazione, infatti, può manifestarsi con intensità moderate e alimentare un disagio clinicamente significativo che compromette il raggiungimento degli obiettivi. Le persone che vivono l’ansia da prestazione con disagio, talvolta preferiscono evitare le situazioni che la innescano e attuano scelte di vita diverse rispetto a quello che in realtà desiderano pur di non affrontare il loro malessere.


In alcuni casi può essere d’aiuto imparare a padroneggiare delle tecniche di rilassamento prima di affrontare la prestazione temuta che attenuino livelli di reattività più elevati. La respirazione diaframmatica profonda o il rilassamento muscolare, il training autogeno ad esempio, possono essere molto efficaci nella gestione dell’ansia da prestazione.


Se ti rendi conto che preferisci rinunciare ai tuoi obiettivi con il solo scopo di evitare l’ansia da prestazione, può esserti di aiuto rivalutare le tue convinzioni e confrontarti con un professionista (psicologo o psicoterapeuta) per ritrovare la tua serenità.











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